I lavori e la loro storia

Premiazione

Il Gengè al contrario (Estemporanea Carlo Carrà – 2024)

Tema dell’estemporanea: UNO, CENTOMILA! Raccontati … un’opera che racconti l’artista, l’uomo, la propria vita, ecc.

Prendendo spunto dall’opera di Pirandello dal titolo Uno, Nessuno, Centomila ho cercato di rappresentarmi come il protagonista del racconto Vitangelo Moscarda, soprannominato Gengè, ma in maniera contraria.

Gengè aveva ereditato dal padre una banca ed era visto, dagli altri, con maschere diverse. Usuraio, rovina famiglie, approfittatore, ecc. Un insieme di maschere negative. Causa di un’osservazione della moglie su un suo difetto fisico Gengè entrò in una crisi profonda d’identità e decise di scrollarsi da addosso tutte queste maschere.

Perché al contrario (eh beh)? Come sono io veramente nella realtà.

Le maschere sono un po’ il simbolo teatrale delle opere di Pirandello e cosi ho cercato di rappresentare:

  • UNO: sono io, al centro. Mezzo volto scoperto e mezzo coperto.
  • CENTOMILA: le maschere che gli altri mi vedono indossare. Al lavoro, nella progettazione meccanica. Nella musica con i 20 anni trascorsi a suonare con una band su e giù per palchi. Nell’arte con i miei disegni. In montagna, una passione che mi droga ormai fin da piccolino.
  • NESSUNO: in realtà io mi sento addosso tutto ciò che gli altri vedono. Per come mi conoscono. Infatti la maschera centrale che copre mezzo volto è pulita, di colore bianco. Il bianco rappresenta la limpidezza, la chiarezza, la purezza. Mi considero una persona così, soprattutto onesta.

CONCLUSIONE: al contrario di Gengè tutte queste maschere mi appartengono e sono tutte legate fra loro creando un unico personaggio: Bruno Borello.


Vincitore di uno dei premi messi in palio dall’organizzazione.


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Articolo pubblicato sul sito del Comune di Quargnento: clicca qui


Video in TimeLapse della realizzazione

Fra vecchi amici (2024)

Mi sono regalato un sogno.

Stan Laurel e Oliver Hardy sono stati due attori che ho amato fin da piccolissimo e che mi hanno accompagnato sempre, fino ad oggi. In passato li avevo già disegnati su magliette, carta e (i compagni di scuola spesso me lo ricordano) anche sul banco. I bidelli pulivano la superficie ma ogni volta li ripassavo ed erano lì, con me.

Questo disegno me lo sono regalato perché ho voluto far parte di una loro gag degli anni 30 come se fossimo in tre. A ridere, a scherzare come tre vecchi amici. Perché è così che li considero: vecchi amici. Tutto questo senza l’uso di nessuna tecnologia ma solo la messa manuale in tavola di un sogno.

Sicuramente, a parere mio, la più bella realizzazione che ho fatto.

Complessa in diversi punti: miscelare due risoluzioni di fotografia (una del 1932 e l’altra di adesso) e renderli “temporaneamente” uguali non è stato semplice.

La giacca in lana di Oliver Hardy è stata realizzata con tratti e punti su tre differenti livelli con tre colori diversi. Circa 7 ore sono volate via.

Sono veramente felice del risultato e non vedo l’ora di poterla presentare dal vivo in qualche evento.

C’è anche un messaggio di fondo (probabile che a qualcuno non piaccia). Io sono un NON fumatore. Da sempre. In vita mia non ho neanche mai acceso una sigaretta per sbaglio e in questo lavoro sto cercando di impedirglielo anche a Oliver.


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1929, Connessioni 4.0 (2023)

Quando mi è stato chiesto di realizzare questo lavoro l’idea era di prendere spunto da vecchie locandine pubblicitarie e trasformarle inserendo della modernità. Poi mi è stato detto: “fai tu?”.

Eh, fai tu.

Così dopo diversi tentativi ma con scarsi risultati ho incominciato ad elaborare l’idea su un fotogramma che mi è sempre piaciuto tratto da un film che si intitola Liberty, uscito e distribuito il 26 gennaio 1929.

Ho immaginato i due personaggi, Stan Laurel e Oliver Hardy, seduti sull’impalcatura del Western Costume Building al 939 South Broadway di Los Angeles, all’epoca in costruzione e con un orizzonte libero da nuovi e alti edifici. Con un salto temporale ho disegnato il Downtown della città di oggi. Caotica, rumorosa, trafficata ma soprattutto connessa con le nuove tecnologie.

Dopo aver disegnato il bozzetto con l’idea delle due sovrapposizioni rimaneva ancora un fortissimo dubbio: come mettere in evidenza la differenza temporale fra il 1929 e i grattacieli del 2000? La lampadina si è accesa durante la colorazione di tutte le finestre. Con un effetto di acceso e spento avrei dovuto rappresentare dei simboli che identificassero le due ere.

Spero di essere riuscito a suscitare nell’osservatore la curiosità e la voglia di immedesimarsi nei due personaggi. Sarebbe bello che ognuno si sedesse su quel ponteggio del 1929 e pensasse fino a dove siamo arrivati.


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Recensione di Start, il tempo della vita a cura di Roberto Portinari (critico d’arte).

START, il tempo della vita (2023)

Il tempo passa e non c’è modo di fermarlo. É sempre stata una mia ossessione. In questo disegno ho cercato di rappresentare ed interpretare, secondo un mio punto di vista, il ciclo della vita.

Divido questo lavoro in 4 settori.

SETTORE #1 Le biglie colorate

Ho immaginato le biglie di vetro colorate come anime in attesa di vita. Quando la biglia inizia a roteare, nasce e prende vita, seguirà un percorso che nessuno di noi saprà come andrà. Potrà essere diritto, con delle curve, con delle discese, con salite, con ostacoli, con deviazioni. Non solo. Lungo il tragitto temporale ogni biglia cresce, si istruisce, conosce persone, colleghi, amici, nemici. Ad ogni cambiamento i colori delle biglie variano. Accelerano, rallentano, girano e prima o poi si fermano.

SETTORE #2 La mano

La mano rappresentata è la nostra “cicogna”. Colei che ci seleziona e ci da la nascita imprimendo con il gesto del gioco delle biglie una forza facendoci entrare in una modalità dinamica.

SETTORE #3 I cronografi

Ogni cronografo è associato ad una biglia/vita. Esso parte a contare il tempo nel momento in cui la biglia inizia il suo percorso di vita e si stopperà quando ci fermeremo. Da quel momento sarà dissociata e andrà in secondo piano in attesa di una nuova vita. Il cronografo in primo piano è appena partito. È colorato ma usurato dal tempo.

SETTORE #4 Il teschio

Come dicevo nel settore #1 non sappiamo a priori quanto sarà lunga la nostra linea del tempo ma prima o poi si fermerà per tutti. Si fermerà la biglia. Si fermeranno i colori. Non si fermerà mai il CICLO DELLA VITA.


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La vera essenza (2023)

Da tempo cercavo un riferimento che avesse determinati colori e luci ma anche una storia da raccontare.  LA VERA ESSENZA è nata da un’idea (la sequenza di FIBONACCI) successivamente trasformata in un taglio di capelli, fotografata con luci spettacolari ed infine in un disegno.

Modella: Debora Scarsi

Fotografia: Cinzia Casella

Taglio capelli: Nemesi – Diego Cova

Figura in BN: La spirale di Fibonacci, creata mediante l’unione di quadrati con i lati equivalenti ai numeri della successione di Fibonacci.

Figura a colori: Fotografia VS Disegno.


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Al Carletto, mio papà (2022)

Mio papà se n’è andato nel marzo 2021. Era da un po’ di tempo che avevo in testa di fare un ritratto disegnato ma non era mai il momento giusto. Qualche mese fa, ottobre 2022, ho deciso che questo sarebbe stato il momento. Ormai è passato un po’ e se venisse un bel lavoro lo regalerò a mia mamma per Natale.

Così ho iniziato questo viaggio.

Prima difficoltà: mi sono accorto di avere un milione di foto di ogni genere e di non averne una decente di mio padre. Rovistando fra telefoni e vecchi hard disk ho trovato questa, risale a una decina di anni fa, ma ha una risoluzione abbasta buona per poter analizzare i dettagli.

Seconda difficoltà: appena finito il bozzetto mi sono accorto che quel tempo che ho lasciato passare per non far subentrare l’emozione era nullo.

Terza difficoltà, la peggiore: mano a mano che il disegno acquisiva dettagli e forma mi assaliva un senso di malinconia, di tristezza, di emozione, di stupore, di restringimento allo stomaco, di occhi lucidi al punto di fermarmi perché vedevo doppio. Ad ogni ruga, capello, poro della pelle, pelo era un’esplosione tale che non vedevo l’ora di finirlo ma allo stesso tempo mi dispiaceva arriva alla fine.

Quarta difficoltà: le mie bimbe seguivano l’avanzamento del lavoro sorridenti e felici nel vedere il nonno che prendeva forma ma anche lì i ricordi andavano a quanto bene si sono voluti e come stravedeva per loro ed è stato difficile mascherare l’emotività.

Sicuramente è stato un viaggio difficile ma una delle sensazioni più belle che mi hanno coinvolto è stata quella di credere di poter ridare la vita.


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“1.000 PASSI” (2023)

Il soggetto è rappresentato dalle scarpe di mia figlia. Con questo disegno ho voluto realizzare queste scarpe usate e sporche. Dopo “1.000 PASSI” hanno raggiunto la fine del loro percorso. I piedi che le hanno calzate proseguiranno il loro cammino di vita (mi auguro il più bello del mondo) accompagnati da scarpe nuove.


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Distanza emotiva (2022)

Il tema è stato: quanto è costato e che prezzo hanno dovuto pagare i nostri ragazzi durante questi due anni di pandemia? Così ho sfruttato l’immagine di mia figlia per creare un modello di partenza.

Da una simpatica chiacchierata (sarà presente nel video della realizzazione) gli aggettivi che hanno riassunto tutto sono stati: tristezza e malinconia.

La DAD è stata terribile. Lunga, fredda, DISTANTE. Tablet acceso solo per gli occhi ma spento per tutto il resto.

Le mascherine: non a caso la prospettiva mette in primo piano questo oggetto che è diventato parte integrante del nostro abbigliamento. Soprattutto nelle scuole dove l’obbligo di indossarle dura 5-6 ore consecutive.

Green Pass: beh qui si aprirebbe un mondo ma la rappresentazione vuole indicare che qualsiasi decisione abbiamo preso in veste di genitori è ricaduta sui nostri figli con la conseguenza di creare distanze emotive e diversità emotive.

i blocchetti Post-It: su uno c’è scritto una data di inizio che sembrava per pochi giorni o qualche settimana. Ricordo l’aria di vacanza che si respirava. Sul secondo c’è una data odierna con un mio augurio per tutti i ragazzi. Nella vita sono stato fortunato ad avere sempre dei sogni e delle passioni da inseguire. Alcuni raggiunti e realizzati altri no, come è normale che sia. Ma sempre sono stati il carburante di un motore che si chiama vita. Auguro a tutti i ragazzi (e anche a me stesso che ragazzo non lo sono più) di tenere acceso questo motore perché, comunque vada, sarà una forza magica che vi aiuterà sempre. Soprattutto nella mente.


La serie dei Riflessi (2023)

Inizialmente era una trilogia ma poi si è aggiunto un quarto disegno, Capsule nello spazio, facente parte di una serie intitolata: RIFLESSI

  • Riflessi e Profumi
  • Riflessi e Trasparenza
  • Riflessi e Bollicine
  • Capsule nello spazio

L’idea era quella di sperimentare e riprodurre particolari complessi come il Nylon, il ghiaccio, i formaggi e relativi riflessi su un piano. Nella realtà è successo che, durante delle esposizioni, l’osservatore si facesse suo il lavoro e desse una libera interpretazione in base alle emozioni suscitate. Un esperimente che è andato ben oltre alle aspettive.


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